Ho consosciuto la poesia di Nazim Hikmet “Della vita“ durante il percorso di formazione per diventare operatore di Liberation Prison Project, dopo un consiglio di lettura del libro “Fine pena: ora” di Elvio Fassone e contenuta al suo interno.
Il suo testo, letto attraverso il prisma della Mindfulness, offre un profondo insegnamento sull’accettazione radicale e sulla presenza consapevole, due concetti chiave nelle pratiche contemplative.
Della Vita
Supponiamo di essere malati
così gravi
che occorra il bisturi.
Ciò vuol dire che forse
non potremmo mai più rialzarci dal bianco bigliardo.
Allora, anche provando una grande tristezza
di andarcene un po’ troppo presto,
rideremmo lo stesso
ascoltando un aneddoto,
daremmo un’occhiata alla finestra
per vedere se il tempo si mette alla pioggia
o aspetteremmo, con l’impazienza nel cuore,
le notizie dell’ultima ora.
Supponiamo di essere al fronte
per una causa che meriti.
Laggiù al primo scontro
può darsi che tu cada con la faccia a terra
e muoia.
Tu lo sai, ti fa rabbia
ma tuttavia
saresti ansioso e accalorato
vorresti conoscere come finirebbe quella guerra
che potrebbe durare degli anni.
Supponiamo di essere in carcere.
Che si rasenti la cinquantina
e che dovessero passare ancora diciotto anni
prima che la galera si apra.
Ma ugualmente
tu vivresti con il mondo di fuori
con i suoi uomini
i suoi animali
le sue lotte
e i suoi venti
con il mondo di là dai muri.
Così, dovunque tu sia, in qualunque
circostanza tu sia
devi vivere
come se mai tu dovessi morire.
Accettazione del momento presente
La Mindfulness ci invita a vivere pienamente nel presente, senza rifiutare o respingere ciò che sta accadendo, anche quando la realtà può essere dolorosa o scomoda. Nazim Hikmet esplora questo aspetto quando descrive situazioni di malattia grave, guerra o prigionia. Anche nelle condizioni più avverse, c’è una parte di noi che cerca ancora di connettersi al mondo, di provare curiosità, di osservare ciò che ci circonda. Questo atteggiamento riflette l’essenza della Mindfulness: vivere l’esperienza così com’è, accettando la sofferenza senza cercare di fuggirla, ma al contempo trovando elementi di meraviglia o interesse nella vita quotidiana.
Curiosità e apertura al presente
In ogni scenario presentato nella poesia di Nazim Hikmet, viene sottolineata l’importanza di mantenere viva la curiosità e l’apertura, anche in momenti di grande incertezza o dolore. La Mindfulness incoraggia un atteggiamento simile: coltivare la “mente del principiante”, un’apertura alla realtà come se la stessimo vivendo per la prima volta. Questa curiosità è evidente quando, ad esempio, nella poesia l’individuo malato prova comunque a ridere di un aneddoto o guarda fuori dalla finestra per vedere se piove. Anche di fronte alla morte, c’è un desiderio di connettersi con il presente.
La prigione come metafora e contesto reale
Nazim Hikmet parla di vivere con il mondo “di là dai muri”, un’immagine che richiama la pratica della consapevolezza e la sua espansione oltre i limiti fisici. Anche per chi è fisicamente confinato, la Mindfulness aiuta a coltivare una libertà interiore, un’apertura alla vita che va oltre le mura della prigione. La prigione può diventare, in questa prospettiva, un luogo di crescita, dove il praticante impara a essere in pace con il presente, a trovare spazi di libertà attraverso la consapevolezza del respiro, delle sensazioni e dei pensieri.
Il vivere pienamente ogni momento
Nella poesia di Nazim Hikmet “Della Vita“, siamo invitati a “vivere come se mai dovessimo morire“, un’espressione che nella Mindfulness potrebbe essere reinterpretata come un invito a essere pienamente presenti in ogni istante, senza preoccuparsi eccessivamente del futuro o dei “se“. La consapevolezza ci insegna che l’unico momento che abbiamo è il presente, e viverlo con pienezza significa abbracciare ogni esperienza, anche quelle difficili. Questo è particolarmente rilevante per chi è detenuto, poiché la privazione della libertà esterna può indurre a una fuga mentale nel passato o nel futuro. La Mindfulness, al contrario, permette di rimanere radicati nel momento presente, trovando significato e vita anche nelle circostanze più limitanti.
Riflessione sul dolore e la sofferenza
Nazim Hikmet non nega la sofferenza, la accetta come parte della condizione umana. La Mindfulness, allo stesso modo, ci invita a non respingere il dolore, ma ad affrontarlo con gentilezza e consapevolezza, riconoscendolo per quello che è. Che sia la sofferenza fisica della malattia o quella psicologica della prigionia, la pratica della consapevolezza ci insegna a osservare queste esperienze senza identificarci completamente con esse, trovando un senso di spaziosità e di pace interiore anche nel dolore.
Conclusione
La poesia Nazim Hikmet “Della vita“ diventa così un potente strumento per esplorare la pratica della Mindfulness in contesti estremi. In un carcere, dove lo spazio fisico e mentale può essere ristretto, la Mindfulness offre la possibilità di vivere con intensità e consapevolezza. Anche quando la vita sembra opprimente o limitata, rimane l’opportunità di coltivare uno spazio interiore di pace e curiosità, un’attitudine che Hikmet descrive magnificamente con immagini di accettazione, resilienza e amore per il presente.